Petizione di Gioventù per i Diritti Umani

lunedì 11 giugno 2007

Antidepressivi, rischi nei primi mesi

Alte percentuali di comportamenti suicidi, nei pazienti giovani, inducono alla prudenza negli USA

di Francesco Cro *
Repubblica "Supplemento Salute"

Nei pazienti giovani e nei primi due mesi di terapia il trattamento con farmaci antidepressivi può aumentare il rischio di comportamenti suicidi. A queste conclusioni è giunto l'ente statunitense di controllo sulla commercializzazione dei farmaci, la Food and Drug Administration (FDA), che ha invitato tutte le case produttrici di antidepressivi ad aggiornare i foglietti illustrativi con l'avvertenza che, nei pazienti giovani (di età compresa tra i 18 e i 24 anni), l'ideazione ed il comportamento suicida possono peggiorare nelle fasi iniziali del trattamento.
L'aggiornamento attuale, proposto dalla FDA all'inizio di maggio, va ad integrare quello di due anni fa, che avvertiva dell'aumentato rischio di suicidio nei bambini e negli adolescenti in terapia antidepressiva.
Le case farmaceutiche, cui è stato dato un mese di tempo per adeguare i foglietti illustrativi, sono state anche invitate a fornire materiale informativo per pazienti e familiari ("guide alla medicazione").
L'iniziativa della FDA nasce da una ricerca, avviata nel 2005, che ha coinvolto più di settantasettemila pazienti trattati con antidepressivi. La Consulta sugli psicofarmaci della FDA, responsabile del provvedimento, sottolinea però che la depressione non curata presenta di per sé un elevato rischio di suicidio, e Steven Galson, direttore del Centro per la valutazione e la ricerca sui farmaci della FDA, pur riconoscendo la necessità di informare correttamente medici e pazienti dei possibili rischi, esorta le persone che assumono antidepressivi a non abbandonare il trattamento. Dallo studio della FDA è infatti emerso che dopo i 25 anni l'aumentato rischio di suicidio non esiste, ed è addirittura diminuito nei pazienti di 65 anni o più. E una recente ricerca, condotta del Dipartimento di Pediatria dell'Università dell'Ohio (Columbus, USA) su bambini e adolescenti (età massima: 19 anni), e pubblicata ad aprile sul Journal of the American Medical Association, ha concluso che anche in questa fascia di età i benefici della terapia antidepressiva sono, rispetto al pericolo di suicidio, largamente superiori ai rischi.
L'incremento dei comportamenti suicidi nelle prime fasi del trattamento antidepressivo, suggerito da molti resoconti clinici, è probabilmente legato all'aumento delle energie a disposizione del paziente, prima che l'umore si sia normalizzato; il paziente, ancora triste, depresso e sfiduciato, può trovare così la forza di compiere il gesto che prima non riusciva a mettere in atto proprio a causa dell'indebolimento della volontà, causato dalla depressione. Non bisogna però dimenticare che la malattia stessa è responsabile dell'80% dei suicidi, e che il 15-20% dei pazienti depressi è a rischio di commettere suicidio: la depressione va quindi sempre trattata tempestivamente, tenendo d'occhio i segnali che il paziente ci invia (disperazione, rassegnazione, isolamento, ma anche agitazione, panico, irritabilità) e associando alla terapia antidepressiva altri farmaci, che lo proteggano dalla sua stessa impulsività.
Secondo Hagop Soren Akiskal, del Centro Internazionale per i Disturbi dell' Umore della University of California at San Diego, un uso giudizioso degli antidepressivi in realtà protegge i pazienti dai comportamenti autolesionistici.

"L'importante è che si sia riconosciuta l'effettiva pericolosità di questi farmaci e di come questi siano alla base di molti morti tragiche...soprattutto giovani...ma c'è ancora da fare e da battersi per estirpare la credenza che "le malattie dell'anima" siano curabili esclusivamente con dei farmaci e ricondotte ad una disfunzione fisica!!!"