Petizione di Gioventù per i Diritti Umani

mercoledì 5 settembre 2007

Tre colpi di pistola al vicino

...dopo il delitto, l´uomo si è sparato...

Ex impiegato fredda in strada grossista di fruttaAdesso è ricoverato in rianimazione al Maria Vittoria: forse si salverà Una battaglia legata agli orari di lavoro notturni della vittima che durava da anni
Tutto era già successo, quando alle tre e mezzo di ieri pomeriggio gli investigatori della Omicidi agli ordini del vicequestore Marco Basile sono arrivati in via Giachino 42. Sangue vicino a uno scooter Garelli parcheggiato davanti all´ingresso. Lì Aldo Maroglio, 58 anni, impiegato Fiat in pensione, ha sparato a Paolo Borsotto, 42 anni, titolare di un ingrosso di frutta e verdura. Tre colpi della sua pistola calibro 22 regolarmente denunciata per risolvere una contesa di vicinato. Non sopportava più il rumore del cassette scaricate all´alba. Maroglio ha sorpreso Borsotto mentre stava parlando con un dipendente del suo ingrosso di frutta e verdura. «Quel pazzo è uscito di casa con la pistola in pugno - racconta Luigi Tarantino, l´unico testimone dell´omicidio - ha puntato dritto verso di noi. Pochi passi. Ha detto al mio capo: "Così la finisci di tormentarmi". Poi ha sparato a brucia pelo». Paolo Borsotto ha cercato la fuga in mezzo alla strada, ma si è accasciato poco dopo. È morto in ospedale, nel reparto di rianimazione del Maria Vittoria, con i parenti alla porta, increduli, disperati, furiosi. Aldo Maroglio intanto ha cercato di suicidarsi. È salito in casa, si è sparato un colpo al torace. È ricoverato con prognosi riservata al San Giovanni Bosco, dovrebbe salvarsi.Quello di ieri pomeriggio è l´epilogo tragico di una un guerra durata tre anni. Un denuncia, una diffida, minacce in entrambe le direzioni, tensioni, lunghi e cupi silenzi, come nell´ultimo periodo. La personale battaglia di Maroglio contro il rumore di Borsotto. «Ma quale rumore, era un ottima persona e un gran lavoratore - racconta un vicino di casa - uno che si alzava alle tre del mattino per lavorare». Proprio quello che destabilizzava la salute psichica gravemente compromessa di Aldo Maroglio. Soffriva di depressione.

Era stato in cura per tutto il mese di luglio. Prendeva psicofarmaci e tranquillanti che evidentemente non bastavano a tranquillizzarlo. «Non è un assassino ma un uomo gravemente malato», dicono ora i parenti. Aldo Maroglio non riusciva più dormire. Focalizzava la sua rabbia e la sua frustrazione nel rumore che faceva il verduriere vicino di casa. Questa è la lunga storia di tensione ricostruita dagli investigatori della Omicidi. Ora lo stanno piantonando l´ospedale San Giovanni Bosco. Se Aldo Maroglio si riprende, lo aspetta il carcere. «Bisognerà fare una perizia psichiatrica - dicono i parenti - è un uomo malato non un assassino».
(Articolo dalla Repubblica)

...e un Amico molto perspicace, mi ha scritto (suggerendomi la lettura del suscritto articolo):
"nell'articolo si legge "Prendeva psicofarmaci e tranquillanti che evidentemente non bastavano a tranquillizzarlo..." mi chiedo come sia possibile non rendersi conto che la causa potrebbero essere proprio gli psicofarmaci!!!
Sui foglietti illustrativi di molti psicofarmaci c'è sritto chiaramente IDEAZIONE SUICIDA/OMICIDA, TENDENZA AL SUICIDIO/OMICIDIO! possibile che nessuno li legga?"
Nico De Marco
(grazie ^_^)